psicologo,psicoterapeuta
Viale Trento Trieste 25 Modena 41124
Dr. SANGIORGI ENRICO
Viale Trento Trieste 25 , 41124 MODENA (MO), TEL. 347/2518054
PSICOTERAPEUTA, SESSUOLOGO CLINICO, TERAPEUTA EMDR
Codice Fiscale SNG NRC 74S29 F257V, P. Iva 02951750369 enrico.sangiorgi.488@psypec.it
Un ringraziamento particolare ai miei validi collaboratori Dafne e Black e Gala che talvolta mi accompagnano durante alcune sedute dando il loro supporto emotivo
Schema Therapy
Aspetti generali della Schema Therapy
Nasce come approccio innovativo ed integrativo al trattamento dei “pazienti difficili” .Fonde insieme modelli e tecniche di diversi approcci, pur rimanendo inquadrabile in una cornice cognitivista; dà molto peso alla sviluppo degli schemi durante l’infanzia e l’adolescenza.
Nasce come approccio innovativo ed integrativo al trattamento dei pazienti difficili. Con questo termine si intendono quei pazienti che non sono perfettamente inquadrabili sul DSM-V ma portano dei bisogni, quelli senza sintomi apparenti, quelli che hanno cambiato molti terapeuti, quelli refrattari al cambiamento anche se non sembrano gravi. Vi è poi una parte dedicata nello specifico ai pazienti borderline. Le tecniche centrali utilizzate sono di tipo cognitivo ed esperienziali focalizzate sulle emozioni, attraverso esercizi immaginativi e dialoghi con le sedie. In questi esercizi le emozioni negative legate al tempo presente vengono usate come punto di partenza per esplorare le immagini della memoria biografica associate a queste emozioni. L’obiettivo principale degli esercizi immaginativi è costruire nuovi pattern emozionali. Negli esercizi immaginativi le immagini minacciose del passato vengono elaborate e cambiate; le emozioni negative vengono rimpiazzate da emozioni positive come il senso di sicurezza, protezione, di gioia, di piacere, in modo che i bisogni di quel bambino traumatizzato o maltrattato vengano soddisfatti Ai pazienti viene chiesto di rievocare immagini biografiche con entrambe i genitori o altre persone, legate a eventi che furono problematici per la loro infanzia. Negli esercizi con le sedie, i dialoghi con le due sedie sono raccomandati quando i pazienti hanno paura di discutere i pro e contro del mode e si necessità di cambiare la prospettiva da cui si dicono e sentono le proprie convinzioni e i propri vissuti emotivi.
Per esempio si chiede al paziente di entrare nella prospettiva del mode (parte di personalità che vive l’esperienza) e parlare al terapeuta solamente da tale prospettiva. Il terapeuta si rivolge al paziente con il nome del mode come se stesse parlando soltanto a questa parte del paziente.
Il paziente inizia a pensare ai lati negativi del mode o a quelli positivi e comincia a parlarne con il terapeuta. Il terapeuta può mettere un ‘altra sedia vuota al lato del paziente, dopo aver validato il mode di coping e dichiara che la sedia vuota appartiene alla parte bambina (la piccola …)e chiede all’altra parte come pensa che si sente la parte bambina che con le sue emozioni esiste da sempre, permettendo cosi al mode di coping di farsi da parte per comprendere meglio i bisogni della parte bambina , (la parte emotiva).
Concetti base:
1. Schema Maladattivo Precoce
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Un concetto o modello omnicomprensivo
-Formato da ricordi, emozioni, pensieri e sensazioni somatiche
-Utilizzato per comprendere se stessi e il rapporto con gli altri
-Sviluppato nell’infanzia o nell’adolescenza
-Presente in tutte le fasi della vita
-Evidentemente poco funzionale
Si sviluppa a partire dall’infanzia a causa di bisogni infantili non soddisfatti e a causa di esperienze infantili e adolescenziali negative, in base al temperamento, a seguito di influenze culturali.
Bisogni profondi:
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Obiettivo della Schema Therapy è aiutare i pazienti a recuperare i propri bisogni profondi non soddisfatti
in modo adattivo attraverso il cambiamento degli Schemi Maladattivi Precoci, degli stili di coping e dei Mode. Sono gli schemi centrali di personalità (rappresentazione del Sé e dell’Altro) formatisi per adattamento all’ambiente familiare e di riferimento (infantile e adolescenziale) del soggetto in interazione col temperamento innato. Se i Bisogni Profondi non sono mai stati soddisfatti gli schemi sono diventati maladattivi al fine di adattarsi, appunto, a tale carenza.
Dipendono, inoltre, dal temperamento individuale del soggetto e dalla sua cultura.
Il singolo schema comprende RICORDI, EMOZIONI, PENSIERI, SENSAZIONI SOMATICHE legati ad esperienze infantili.
Lo scopo è rendere questi Domini meno rigidi.
Per individuarli bisogna che il terapeuta dedichi molta attenzione alla storia familiare (per capire come e quando si sono formati).
Dominio: Distacco e rifiuto
Chi presenta questi schemi è incapace di stabilire delle relazioni sicure e soddisfacenti. C’è la convinzione che il proprio bisogno di stabilità, sicurezza, cure, amore e appartenenza non sarà soddisfatto
La famiglia di origine tipica in questi casi è una famiglia precaria (Abbandono), violenta (Sfiducia/Abuso), poco affettuosa (Deprivazione emotiva), troppo esigente (Inadeguatezza) o isolata dal mondo esterno (Esclusione sociale)
Abbandono (I rapporti fondamentali sono percepiti come instabili. La convinzione è che l’altra persona li abbandonerà poiché la ritengono inaffidabile da un punto di vista affettivo, troppo poco presente, destinata a morire o a sostituirli con qualcuno migliore di loro
Sfiducia/Abuso (Gli altri si approfitteranno di loro alla prima occasione. Hanno paura di subire delle violenze, una forte delusione o un’umiliazione; temono che l’altro dica loro delle bugie, che li inganni o che li manipoli.
Deprivazione emotiva (L’incapacità ad avere dei legami soddisfacenti da un punto di vista emotivo
¤ carenza di cure (mancanza di affetto o attenzione)
¤ carenza di empatia (mancanza di ascolto e comprensione);
¤ carenza di protezione (mancanza di persone forti o capaci di fungere da guida)
Inadeguatezza (La sensazione di essere inadeguato, sbagliato, inferiore o immeritevole e, perciò, di non piacere agli altri. Il paziente si vergogna dei difetti che è convinto di avere. Questi difetti possono essere nascosti (egoismo, impulsi aggressivi, desideri sessuali inaccettabili) o manifesti (aspetto fisico poco attraente, difficoltà nel socializzare)
Esclusione sociale (al di fuori del contesto familiare, il paziente si sente diverso o incompatibile con gli altri e, generalmente, non trova nessun gruppo o comunità di cui si sentirsi parte)
II° Dominio: Mancanza di autonomia e abilità
Le aspettative nei confronti di se stessi e del mondo interferiscono con la capacità di differenziarsi dalle figure genitoriali e di crearsi una vita indipendente.
La tipica famiglia d’origine è iperprotettiva.
I genitori rappresentano una minaccia per l’autostima del figlio e non lo stimolano a sufficienza a raggiungere risultati soddisfacenti.
I pazienti, di conseguenza, risultano incapaci di crearsi sia un’identità che una vita indipendente.
Dipendenza (Si sentono incapaci di affrontare le responsabilità quotidiane senza un aiuto da parte degli altri. Lo schema si traduce in una passività generale o in un’eccessiva dipendenza)
Vulnerabilità al dolore e alle malattie (Consiste nel timore esagerato che qualcosa di catastrofico possa accadere da un momento all’altro (per es. malattie, perdita di controllo, incidenti…), e nella convinzione che il soggetto non sarà all’altezza della situazione.
Invischiamento (Sono presenti una o più relazioni con persone care (prevalentemente con i genitori) da non riuscire né a sviluppare una piena identità, né a raggiungere un adeguato inserimento sociale. Il soggetto ritiene di non poter vivere senza l’altra persona o che l’altra persona non possa vivere senza di lui, o entrambe le cose.
Fallimento (La convinzione di fallire nel raggiungimento di obiettivi (scolastico, sportivo, professionale) e di essere, in ambito attitudinale, fondamentalmente inferiore ai propri pari.
III° Dominio: Mancanza di regole
Mancanza di adeguati limiti interni in ambito relazionale e autodisciplinare.
Difficoltà a rispettare gli altri, problemi a cooperare, ad assolvere gli impegni e a raggiungere gli obiettivi a lungo termine.
Appaiono spesso e volentieri come delle persone egoiste, irresponsabili o narcisiste.
La tipica famiglia d’origine è troppo indulgente e permissiva.
Pretese/Grandiosità
Caratterizzato da una sensazione di superiorità. Il soggetto si arroga diritti e privilegi. Convinzione di potere fare tutto, anche a discapito degli altri, ed enfatizza eccessivamente la superiorità, intesa come strumento per ottenere potere. Mancanza di empatia
Autocontrollo e autodisciplina non sufficienti
Per incapacità o per mancanza di volontà, manca un sufficiente autocontrollo e la capacità di tollerare le frustrazioni.
Non controllano né l’espressione delle emozioni né degli impulsi. Quando lo schema è poco marcato, il paziente enfatizza più del dovuto ogni disagio, evitando, talvolta, la maggior parte dei confronti e delle responsabilità.
IV° Dominio: Eccessiva attenzione ai bisogni degli altri
Eccessiva importanza ai bisogni altrui, a discapito dei propri.
Questo allo scopo di ottenere approvazione, preservare i legami emotivi o evitare le reazioni degli altri.
Inconsapevoli delle sensazioni di rabbia che provano o delle preferenze che hanno.
Lo stile famigliare è basato sull’accettazione condizionata. Non vengono validate le emozioni del bambino, mentre vi è una pressione a conformarsi a bisogni esterni
Sottomissione (Il soggetto si sente costretto ad agire così allo scopo di evitare la rabbia, la reazione o l’abbandono dell’altro.Le due forme principali sono:
− la sottomissione dei bisogni, attraverso la quale si sopprimono le preferenze e i desideri
− la sottomissione delle emozioni, che comporta la soppressione delle reazioni emotive, soprattutto di quelle di rabbia)
Presenza nel paziente delle sensazioni di rabbia, che vengono manifestate attraverso sintomi maladattivi (ad esempio, un comportamento passivo-aggressivo, degli scoppi incontrollati di rabbia, dei sintomi psicosomatici o una fuga affettiva).
Auto-sacrificio (Rinuncia volontariamente alle gratificazioni personali per soddisfare le esigenze degli altri. L’obiettivo è quello di evitare di far soffrire gli altri o di avere sensi di colpa, di rinforzare l’autostima o di preservare un legame affettivo con una persona per la quale il soggetto ritiene di essere importante)
Ricerca di approvazione/ammirazione
− Marcata attenzione all’approvazione e al riconoscimento da parte degli altri.
− Il soggetto utilizza le reazione degli altri come parametro per misurare la sua autostima
− Le scelte di vita del paziente, spesso, sono poco autentiche e poco soddisfacenti.
V° Dominio: Ipercontrollo e inibizione
I pazienti sopprimono sia le emozioni che gli impulsi. Sono impegnati al rispetto di regole rigide in ambito prestazionale, da trascurare ogni gratificazione, il riposo, le relazioni intime e perfino la salute
Lo schema tende a svilupparsi in soggetti che hanno vissuto in famiglie prestazionali, dove è mancato l’incoraggiamento a intraprendere attività ricreative.
L’accento è posto sulle esperienze negative e sugli errori
Negatività/Pessimismo
Consiste in una costante attenzione agli aspetti negativi dell’esistenza e nella conseguente svalutazione degli eventi positivi.
Lo schema induce paura esagerata che qualcosa possa andare male in svariati ambiti.
L’errore è vissuto come catastrofico
Inibizione emotiva
I pazienti sono inibiti in generale. Si comportano così per evitare di essere criticati o per non rischiare di perdere il controllo degli impulsi.
L’inibizione riguarda principalmente:
− la rabbia
− gli impulsi positivi
− l’espressione della vulnerabilità
− le emozioni a favore della razionalità.
Standard severi/Ipercriticismo
Induce la sensazione di dover raggiungere a tutti i costi degli obiettivi internalizzati estremamente severi allo scopo di evitare la disapprovazione degli altri o la vergogna nei confronti di se stessi.
La tipica evoluzione dello schema comporta la sensazione di essere costantemente sotto pressione e un atteggiamento di ipercriticità nei propri confronti e nei confronti degli altri.
Lo schema può assumere tre forme diverse:
− perfezionismo
− regole rigide e “doveri”
− inquietudine rispetto al tempo e all’efficienza.
Punizione
Convinzione che gli errori debbano essere puniti severamente.
Tendenza a non tollerare o a provare rabbia verso chi non rispetta gli standard fissati dal soggetto (incluso il soggetto stesso), affiancata da una difficoltà a perdonare gli errori
Terapia cognitivo comportamentale
È una terapia direttiva, adattata al trattamento individuale, di coppia e in gruppo e di breve durata, dove il terapeuta istruisce il paziente ed assume attivamente il ruolo di “consigliere esperto” permettendo di evidenziare cambiamenti e miglioramenti.
Essa è finalizzata a modificare quelli che la teoria di riferimento definisce i pensieri negativi, le emozioni disfunzionali e i comportamenti disadattivi del paziente, con lo scopo di facilitare la riduzione e l'eliminazione del sintomo o del disturbo psicologico.
A differenza di altre psicoterapie, la TCC si focalizza prevalentemente sul presente, orientandosi alla soluzione dei problemi attuali. I pazienti apprendono alcune specifiche abilità (coping), che possono utilizzare anche in seguito, e che riguardano l'identificazione dei cosiddetti modi distorti di pensare, la modificazione di convinzioni irrazionali e il cambiamento di comportamenti disadattivi. In tal senso, la TCC poggia esclusivamente su una base sperimentale che ricalca il metodo proprio delle scienze naturali. Poiché tuttavia la sua presunta efficacia nel trattamento dei disturbi psicopatologici si limita al piano dell'evidenza empirica, è stato contestato il suo approccio meccanico e puramente funzionale.[1]
Modello di funzionamento
Tale psicoterapia si basa sul cosiddetto "Modello A-B-C", (Antecedence - Belief - Consequence). In questo modello:
· "Antecedence" rappresenta la condizione in cui il soggetto percipiente si trova precedentemente all'insorgere dello stato emotivo o del comportamento problematico.
· "Belief" rappresenta la credenza, convinzione, idea o immagine mentale in seguito alla quale si produce lo stato emotivo o il comportamento problematico.
· "Consequence" è lo stato emotivo o il comportamento problematico stesso.
Il modello interpretativo prevede che spesso gli individui, nella loro esperienza quotidiana, passino dallo stato "antecedence" direttamente a "consequence" senza la consapevolezza dei loro "beliefs" i quali scatenano una reazione psicofisiologica, emotiva o comportamentale problematica, spesso incomprensibile e inaspettata, che è dunque fonte di disturbo o apprensione per il soggetto tale da influire sul suo comportamento.
L'obiettivo del terapeuta cognitivo-comportamentale è dunque di ridurre il comportamento di evitamento, facilitare un reframing cognitivo (ristrutturazione cognitiva) attraverso una presa di coscienza, ed aiutare il paziente a sviluppare un'abilità di coping (capacità di fronteggiare certe situazioni).
Per raggiungere questi obiettivi, una delle tecniche principali consiste nell'esposizione sistematica del paziente alla situazione temuta, per comprenderla ed indagarla meglio ovvero direttamente "sul campo". Con questa terapia risulta dunque possibile monitorare l'influenza dell'ambiente a fini correttivi, attuando una sorta di retroazione (feedback).
Questo può comportare:
· ristrutturare credenze "false" o autolesionistiche;
· sviluppare l'abilità di parlare a sé stessi in modo positivo (self-talk positivo);
· sviluppare la capacità di sostituzione di pensieri negativi;
· desensibilizzazione sistematica (usata principalmente per l'agorafobia e le fobie specifiche);
· fornire conoscenze specifiche al paziente che lo aiuteranno a fronteggiare le situazioni (per esempio se qualcuno soffre di attacchi di panico, gioverà l'informazione che le palpitazioni in se stesse, anche se rapide e prolungate, sono del tutto innocue).
L'efficacia della terapia cognitivo-comportamentale, così come accade per altre forme di psicoterapia, dipende da vari fattori soggettivi, come ad esempio la competenza dello psicoterapeuta e il livello di convinzione del soggetto. Oltre alla terapia convenzionale svolta "in studio", tale indirizzo di psicoterapia prevede spesso anche dei compiti cognitivo-comportamentali che i pazienti possono svolgere a casa come parte integrante della loro terapia (i cosiddetti "homeworks").
Tecniche utilizzate
Nella TCC vengono impiegate numerose tecniche finalizzate a modificare comportamenti, emozioni e cognizioni non funzionali. Esse derivano dall'integrazione del modello cognitivo con l'orientamento comportamentista.
Esse includono: il problem solving, il decision making, gli esperimenti comportamentali, il monitoraggio e la programmazione delle attività, la distrazione e la rifocalizzazione, le tecniche di rilassamento, i coping cards, l'esposizione graduale, il role playing e per ultima, ma non di minore importanza, la ristrutturazione cognitiva. Infatti, essa è considerata l'intervento cardine per ristabilire la funzionalità dei pensieri automatici negativi che costituiscono il nucleo di diverse psicopatologie e che danno origine al disagio e alla sofferenza della persona.
Le prime sedute vengono dedicate alla conoscenza dei problemi del paziente e alla costruzione della relazione/alleanza terapeutica. La fase di assessment è fondamentale per questo tipo di terapia. Il terapeuta utilizza contemporaneamente una varietà di strumenti per farsi un quadro il più possibile completo, non solo relativamente all'anamnesi dei sintomi, ma relativamente a tutte le aree di funzionamento della persona. Oltre al colloquio clinico vengono somministrati test standardizzati, per approfondire lo stato emotivo, la gravità dei sintomi, la presenza di eventuali disturbi di personalità. Si somministrano sia alcuni test che analizzano un'ampia area di fattori (ad esempio il CBA), sia altri che vengono decisi a seconda dei casi e valutano aspetti più specifici (ad esempio una scala sull'ansia, quale HAM). Al paziente fin dalle prime sedute viene chiesto di fare dei "compiti a casa", altro aspetto tipico di questo tipo di approccio. In particolare dovrà compilare un diario nel quale descrivere giornalmente gli avvenimenti, le emozioni e i comportamenti.
Fin dai primi colloqui il terapeuta deve adottare un atteggiamento psicoeducativo, esponendo in modo molto chiaro al paziente i circoli viziosi e i meccanismi che possono rafforzare e mantenere alcuni sintomi. Il terapeuta, analizzando dopo diverse sedute (solitamente 3-4) tutto il materiale e i contenuti emersi, delineerà un progetto terapeutico, caratterizzato da obiettivi concreti, utili e raggiungibili, che fin dalla seduta successiva permettano di iniziare a lavorare sui sintomi che maggiormente compromettono il funzionamento e la serenità del paziente. Insieme al paziente verrà stilato un contratto terapeutico, in cui sono sempre esplicitati gli obiettivi, i compiti del paziente, le finalità della terapia, le tecniche che verranno utilizzate, nonché i tempi, il costo e le probabilità di successo della terapia. Al termine della terapia, quando il paziente si sentirà meglio, le sedute potranno essere diradate nel tempo fino alla conclusione. Potranno poi seguire delle sedute di richiamo (follow-up) a tre, sei mesi.
Sessuologia clinica
La terapia sessuale di coppia è un aiuto che può risultare fondamentale in una grande varietà di situazioni: il calo del desiderio è solo uno dei tanti esempi di motivi per cui si può ricorrere a questo approccio. Lo scopo della terapia non è unicamente quello di eliminare sintomi funzionali specifici, come per esempio l'eiaculazione precoce, l'impotenza o la difficoltà a raggiungere orgasmi, ma anche quello di agevolare e stimolare l'apertura del desiderio: è chiaro, infatti, che un accesso al desiderio più ampio è in grado di favorire lo sviluppo di un impulso differente, maggiore o comunque migliore. L'erotismo, in sostanza, non ha a che fare unicamente con la capacità di arrivare all'orgasmo, con le erezioni e con la potenza sessuale, ma è prima di tutto uno strumento di crescita personale, individuale e persino spirituale.
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